“Fair Trade For Future”: in tour in Piemonte con “Equo Garantito”

di Sasy Spinelli

Davide ci accompagna alla stazione di Cuneo.

È la sua giornata libera e si offre, per non lasciarci in balìa dei mezzi pubblici poco organizzati il sabato mattina.

Ogni mondo è paese.

Il treno parte e nella testa culla pensieri, emozioni, immagini di luoghi e di visi che, nel giro di poche ore, sono passati dall’essermi estranei all’essermi cari.

E poi c’è lei, quella sensazione di inadeguatezza, quel complesso di inferiorità che mi permea quando mi ritrovo a dover parlare della mia Terra in posti lontani, quelli che ci hanno insegnato a vedere come “terre promesse” per chi vuole costruirsi un futuro sicuro e che, di fatto, hanno già rapito tante compagnie di infanzia e adolescenza.

Di pomodori, olive, beni confiscati, la mafia in Capitanata, Francesco Marcone, vittime del caporalato, sostenibilità ambientale e sociale: anche di questo abbiamo parlato durante gli incontri “Alla scoperta dei produttori italiani del Commercio Equo”, che concludevano il progetto “Fair Trade for Future”.

Ma si è parlato soprattutto delle storie di Giuseppe, Antonio, Mame, Ahwa, Alex e di tutte quelle che decidono di “condividere la sorte”: vite, sogni, cadute e rincorse, fragilità e speranze.

Perché più che promuovere ci interessa coinvolgere, far conoscere e mostrare l’anima che c’è dietro ogni singolo prodotto e che un’etichetta su uno scaffale può solo lontanamente rappresentare.

E poi invitare tutte e tutti a venire a toccare con mano, a guardare con i propri occhi e ad interrogare quelle vite. Perché le parole arrivano fin dove l’alfabeto può dar voce alle emozioni.

Perché ‘contro le mafie’, ‘contro il caporalato’, ‘etici e sostenibili’ sono spesso belle etichette appuntate su giacche di finto tessuto, perché solo vivendole si possono percepire fino in fondo certe piccole rivoluzioni.

Il confronto con ciò che è fuori dal nostro consueto campo visivo, come sempre, che ci aiuta a ripensarci, a mettere a fuoco e, soprattutto, a riprendere fiato: perché negli occhi delle persone che hanno affollato la bottega di “Mondo Nuovo” a Torino, l’incontro di “Madre Terra” a Romentino (No) e della Bottega “Qui e là” di Boves (Cu) ci abbiamo ritrovato una parte di noi stessi e di ciò che ci muove quotidianamente e che, spesso, dimentichiamo, offuscata dalla fatica di vivere in una terra così complessa e divoratrice di gratificazioni. 

Abbiamo provato a lasciare pezzi importanti di noi stessi ma, come sempre accade, le valigie sono molto più piene al ritorno.

E allora non ci resta che ringraziare questi nostri preziosissimi compagni di viaggio e di utopia e ripartire, per far sì che il progetto “Pietra di Scarto” cresca e diventi sempre più collettivo e, per questo, metterci sempre maggiore coscienza, professionalità e responsabilità.

Il senso di inadeguatezza svanisce nel rivivere l’incontro con questi luoghi e queste persone. Perché un racconto diverso di questa nostra Terra è già in costruzione, quello di una pianura sempre “più rossa d’amor”.

Il treno corre, costeggiando il mare. Quelle stesse acque, dall’altra parte dell’Italia, si stanno tingendo di un diverso rosso vivo. Altre speranze, sogni e vite che si infrangono in un Paese che non vuole essere Mondo.